I truffati dalle banche: 300mila piccoli investitori coinvolti nel crac degli istituti bancari popolari falliti per i quali il governo ha stanziato in manovra 2019 525 milioni l’anno fino al 2021 per indennizzarli. La norma rischia, infatti, di incappare nella rigide maglie di una procedura di infrazione dell’UE.
Nella prima versione del provvedimento, approvata alla Camera, era previsto l’obbligo di dimostrare di essere stati spinti ad acquistare i titoli dalle banche in violazione delle norme a tutela dei risparmiatori con una sentenza favorevole del tribunale o dell’Arbitro finanziario Consob (Acf). Successivamente nel passaggio al Senato è stata modificata da un maxiemendamento presentato dal Governo e si è deciso di concedere il rimborso in maniera generalizzata.
L’ufficio legislativo e di coordinamento del MEF avrebbe scritto che “l’eliminazione della condizione dell’accertamento e del relativo danno e la conseguente automatica corresponsione dell’indennizzo, in ragione di criteri vaghissimi e non qualificanti non possono essere considerati compatibili con i limiti imposti dall’Ue”. Anche perché, annotano, l’indennizzo riguarderebbe soprattutto gli azionisti che, a differenza degli obbligazionisti, “posseggono strumenti di capitale di rischio e non di debito”.
Anche il portavoce dell’esecutivo comunitario Ricardo Cardoso ha spiegato che la Commissione è «in contatto» con il governo sulle «misure proposte». Il timore è che queste possano superare i limiti posti dalle regole europee.
Il presupposto fondante è che i rimborsi di solito riguardano obbligazioni e non azioni, dovendo essere la responsabilità del rimborso appannaggio dell’istituto responsabile della truffa.
Se tutto ciò fosse vero, e cioè se effettivamente esistesse, come sembra, una attenzione degli organismi europei tesa a censurare le modalità di rimborso del FIR, sarebbe estremamente preoccupante principalmente per i risparmiatori perché se si entra nella spirale della procedura non solo non verrebbero presi i soldi nel 2019 ma c’è il rischio che i loro diritti vadano in prescrizione – contrattuale ed extracontrattuale – visto che la manovra non contiene deroghe”.
Magari è ancora troppo presto per effettuare una disamina della situazione perché è possibile che la Ue per contestare la norma aspetti il decreto attuativo che potrebbe arrivare a fine marzo.